Descrizione
Informazioni sull’artista
“L’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte” afferma il filosofo Dino Formaggio. C’è però un’arte che rimane nascosta. Il prodotto di uomini e artisti costretti a rendersi invisibili. Un’arte che, anche oscurata, diventa una forma di resistenza, una rivendicazione della propria identitĂ , una via di fuga dalla coazione della realtĂ e dal dominio per il quale non si potrebbe nemmeno esistere, un tentativo di esprimersi con ciò che è ancora permesso.
Ida Fuà è una donna ebrea, vissuta durante gli anni del fascismo e delle leggi razziali, un’artista invisibile: ha dovuto nascondere sĂ© stessa insieme alla propria arte. Proveniente dalla ricca famiglia Lolli e moglie di Carlo FuĂ , direttore industriale del villaggio Crespi D’Adda, Ida ha passato gran parte della sua vita a Torno, piccolo centro sul lago di Como, dove ha cercato rifugio e protezione nella sua villa solitaria immersa nel verde.
L’artista nel suo atelier con vista lago, ha prodotto la maggior parte delle sue opere: si tratta di sculture raffiguranti volti, busti e particolari profili umani che sembrano un’espressione estetica del suo stesso dramma personale. A colpire con maggiore forza sono probabilmente gli occhi di queste figure: sono occhi dallo sguardo mancato, occhi che forse sognano altrove. Nessuna guarda lo spettatore, nessuna sostiene con lui un rapporti diretto, come nell’indicare un’impossibilitĂ di comunicazione, di fare esperienza dell’altro. Nell’omissione, però, il gesto appare ricco di significato e colmo di emotivitĂ , restituendo un ultimo segno di speranza: in questi occhi scostati trapela il desiderio di recuperare lo sguardo, di affermare la propria volontĂ di esistere, il proprio esserci.